Giornata Mondiale della Libertà di Stampa

Matteo Dalena

Giornalismo oggi: roba per cuori forti e nervi saldi, coronarie e sogni pronti a disintegrarsi sotto le scudisciate della fatica, sotto il peso avvilente della precarietà e nel vortice di politiche aziendalistiche annichilenti. Dal gettone telefonico al tablet, dalle agenzie di stampa a quell’incontrollato e spesso mellifluo “flusso” che corre sui social network, dal giornalista-inviato di guerra a quei conflitti intestini giocati sulle “pelli” di giovani lavoratori. «Molti colleghi hanno famiglia e purtroppo questo li fa inchinare»: è l’emblematica frase pronunciata dal giornalista Sandro Ruotolo, ospite ieri della manifestazione organizzata dal Circolo della stampa di Cosenza “Maria Rosaria Sessa” presso il Liceo Scientifico “G. B. Scorza”, in occasione della giornata mondiale della libertà di stampa, alla quale hanno partecipato, introdotti dal presidente del Circolo, Gregorio Corigliano, il dirigente Mario Nardi, il presidente dell’ordine dei giornalisti della Calabria, Giuseppe Soluri e il consigliere nazionale, Attilio Sabato.

Un pensiero quello del giornalista napoletano, veicolante due dimensioni: da un lato una crisi avvolgente nella quale il concetto di “utile” torna a essere obiettivo primario verso cui tendere e, insieme, causa devastatoria per molte vite, dall’altra minacce, oppure inchini e riverenze: «La situazione qui è esplosiva dal punto di vista del conflitto d’interessi  – ha spiegato Sandro Ruotolo – ditemi il nome di un editore puro. Ciò inficia l’informazione e la qualità della nostra democrazia». Un contesto locale a tinte fosche: «Condizioni difficili qui in Calabria per chi intende svolgere la professione – ha esordito Gregorio Corigliano – abbiamo editori che coi giornali intendono salvaguardare interessi economici o politici, mentre i giornali nascono per tutelare altri valori». Una dimensione più intima, legata strettamente alla dignità dell’individuo, sta a cuore ad Attilio Sabato: «Libertà di stampa non fa quasi mai rima con precarietà, il giornalista non è libero se non ha i soldi per sopravvivere». Dello stesso avviso Giuseppe Soluri, il quale sposta però il tiro sul piano dei diritti e dei doveri: «Difendete il vostro diritto di espressione ma, allo stesso tempo, garantite quello del cittadino di essere informato correttamente». Infine la dimensione educativa torna nelle parole del dirigente Mario Nardi: «La stampa è certamente un potere ma la libertà di stampa è un valore che va tutelato e rientra a pieno titolo nel campo dell’educazione e della formazione».

Lascia un commento